ADHD

Di cosa si tratta?

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività/Impulsività è un disturbo del neurosviluppo che persiste in età adulta, compromettendo la vita lavorativa, famigliare e sociale. Il 2-3% della popolazione adulta rientra nei criteri diagnostici con manifestazioni sintomatiche quali irritabilità, ansia e labilità emotiva.

Si tratta di un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da sintomi ben definiti e continui come:difficoltà di prestare attenzione e mantenere la concentrazione; comportamenti impulsivi; irrequietezza fisica.

Quali le cause?

L’ADHD ha molteplici cause, queste possono essere di natura genetica, neurobiologica, ambientale.

Studi di genetica che hanno coinvolti i bambini hanno mostrato un’alterazione nel gene responsabile della produzione del neurotrasmettitore dopamina. La dopamina è quella sostanza che veicola le informazioni fra i neuroni e, quindi, è alla base di molti processi cognitivi, come ad esempio attenzione e memoria.

Nonostante non vi siano ancora evidenze scientifiche consistenti, la maggior parte dei farmaci utilizzati per curare l’ADHD aumenta l’efficacia dell’attività della dopamina nella comunicazione tra neuroni, aiutando così la persona a prestare maggiore attenzione.

Ulteriori studi hanno dimostrato la familiarità del disturbo: un bambino affetto da ADHD ha 4 volte più probabilità di avere un parente con la stessa malattia; così come un terzo dei padri che soffrono di ADHD ha un figlio con lo stesso disturbo.

Esistono poi alcuni fattori ambientali che sono associati all’ADHD, in particolare fattori di rischio prenatali, come:

  • esposizione prolungata a fumo di sigaretta;
  • assunzione di alcool o droga in gravidanza;
  • ipertensione;
  • stress;
  • complicanze durante il parto;
  • nascita pretermine;
  • basso peso alla nascita.

Tali fattori non causano in maniera diretta questo disturbo ma possono favorire la comparsa di alterazioni nei geni, che portano poi all’insorgenza dell’ADHD.

Le cause di natura neurobiologica che possono causare la comparsa dell’ADHD sono difetti nella struttura e nel funzionamento della corteccia prefrontale dell’encefalo, responsabile di processi cognitivi primari, come la pianificazione e l’organizzazione dei comportamenti, l’attenzione e il controllo inibitorio. I deficit strutturali interessano anche la regione cerebrale che regola le emozioni (limbo) e una parte del sistema nervoso che regola la comunicazione all’interno del cervello (gangli della base). Tutte queste regioni dell’encefalo sono interconnesse tra di loro e, quindi, un deficit anche in una sola di esse potrebbe originare il disturbo.

Quali sono i trattamenti?

I trattamenti per l’ADHD si dividono in farmacologici e non-farmacologici.

I trattamenti farmacologici sono utilizzati per curare i casi più gravi.  Il farmaco prescritto (prevalentemente metilfenidato o atomoxetina) agisce direttamente sulla funzionalità dei circuiti neurali, che nel caso di un bambino è ancora in via di sviluppo.

Dopo un’approfondita indagine sulla storia clinica e medica del paziente, lo specialista avrà il compito di capire se necessario prescrivere il farmaco, le eventuali comorbidità e il livello di compromissione.

I trattamenti non farmacologici si basano su un approccio multimodale, che coinvolge i genitori (parent training), i bambini (child training) e gli insegnanti (teacher training). Le terapie digitali sono spesso utilizzate per curare questo disturbo: Endeavor, ad esempio, è il primo videogioco sviluppato a scopo terapeutico per bambini affetti da sindrome da deficit di attenzione e iperattività.